Alcune frasi da “Il messaggio di Papa Francesco per la giornata mondiale della pace”
La buona politica è al servizio della pace
………………
2. La sfida della buona politica
La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy; è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione.
«Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35). Come sottolineava Papa San Paolo VI: «Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regionale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità».
In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto.Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità.
………………
Qui il testo integrale
Dal Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale, 31/12/2018
Care concittadine e cari concittadini,
siamo nel tempo dei social, in cui molti vivono connessi in rete e comunicano di continuo ciò che pensano e anche quel che fanno nella vita quotidiana.
Tempi e abitudini cambiano ma questo appuntamento – nato decenni fa con il primo Presidente, Luigi Einaudi – non è un rito formale. Mi assegna il compito di rivolgere, a tutti voi, gli auguri per il nuovo anno: è un appuntamento tradizionale, sempre attuale e, per me, graditissimo. Mi consente di trasmettere quel che ho sentito e ricevuto in molte occasioni nel corso dell’anno da parte di tanti nostri concittadini, quasi dando in questo modo loro voce. E di farlo da qui, dal Quirinale, casa di tutti gli italiani. Quel che ho ascoltato esprime, soprattutto, l’esigenza di sentirsi e di riconoscersi come una comunità di vita. La vicinanza e l’affetto che avverto sovente, li interpreto come il bisogno di unità, raffigurata da chi rappresenta la Repubblica che è il nostro comune destino. Proprio su questo vorrei riflettere brevemente, insieme, nel momento in cui entriamo in un nuovo anno. Sentirsi “comunità” significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore.
…………….
Qui il testo integrale.
Non credo ci siano parole migliori di quelle sopra riportate (ovviamente se potete leggete i documenti integrali!) per dare un senso all’anno nuovo. Un anno che si preannuncia complicato per l’economia del paese, per le tensioni commerciali e politiche che percorrono il mondo intero. Un anno che vedrà molti comuni e alcune regioni andare al voto ma soprattutto la grande sfida sull’Europa e per l’Europa. Non una competizione elettorale come le altre ma una sfida per tutti i progressisti: stare insieme per difendere i valori della democrazia liberale, quella della separazione dei poteri, della libertà individuale dalla dittatura delle maggioranze, quella che crede nel libero mercato ben regolato e nel valore della libera iniziativa. La democrazia del lavoro e dell’equità, della tutela dell’ambiente, dell’Europa federale e non quella dei piccoli stati, dei nazionalismi xenofobi, della paura agitata come una clava. Nello stesso tempo una sfida per ripensare ai nostri errori, per avere sottovalutato le difficoltà di molti travolti dalla globalizzazione, impoveriti dalla finanza che accumula ricchezza dove già c’è e impoverisce il reddito da lavoro, per non aver contribuito ad uno sviluppo sostenibile vero non a quello che divora l’ambiente. A non aver investito abbastanza nella cultura, nella scuola e nella formazione. Ad aver trascurato l’impatto dell’immigrazione sul paese reale. A non avere una idea veramente originale su quali meccanismi siano più utili oggi per dare “protezione” dalle paure, dal lavoro che non c’è abbastanza o non paga abbastanza, da una formazione ancora scollegata dal mondo del lavoro e durante il lavoro. Abbiamo molto da fare, molto lavoro culturale per costruire una identità nuova. Dentro e fuori i vecchi contenitori politici. Per questo il mio augurio per il 2019 è anche il mio impegno: servono riflessioni e pensiero nuovo, servono confronti con tutti, serve partecipazione. Perchè, ne sono convinto, il futuro si costruisce con le nostre mani, la nostra testa, le nostre gambe. Insieme. Buon 2019.

Dal Blog le ultime riflessioni, a partire da quelle sull’intervista di fine anno del Sindaco Rucco
|